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13 Gocce di Cera Rossa

13 GOCCE DI CERA ROSSA

Elisa (Imprenditrice)

Ho letto il libro di Arnaldo Pavesi con molta curiosità ed entusiasmo, essendo la storia ambientata a Venezia, città meravigliosa che amo e frequento grazie al mio lavoro di produttrice di vino, dal momento che ho come clienti prestigiosi hotel, ristoranti ed enoteche.
Sin dalle prime pagine sono stata letteralmente trasportata all’interno dei fatti narrati, vivendoli da spettatrice ma al tempo stesso coinvolta, grazie alla maestria con cui Arnaldo è riuscito a condurmi dentro le sue pagine e a farmi provare tutto ciò che affrontano e vivono i personaggi.
La città e i personaggi stessi sono talmente compenetrati tra di loro, che ho percepito addirittura una sorta di personificazione di Venezia, come fosse anche lei protagonista della storia e non cornice in cui si svolge la vicenda. Come in una sorta di carnevale “noir”, i personaggi sono rappresentati come maschere, ognuno con una caratterizzazione più o meno peculiare. La trama è avvincente, soprattutto per chi come me conosce poco il mondo dell’arte, che Arnaldo racconta attraverso la descrizione di un quadro o di un’opera, di un’ala del palazzo Bergamin, degli scorci della città, e trasmettendo tutta la sua passione e la sua conoscenza attraverso il suo personale stile narrativo e descrittivo, che sa come impreziosire non solo gli oggetti ma anche le persone. I colpi di scena arrivano al momento giusto e il ritmo narrativo ti porta via. In più di qualche momento ho avuto la sensazione di prender parte a un ballo dove ogni invitato nasconde intrighi e misteri dietro la sua maschera, e ogni giro, ogni volteggio, ogni inchino svela qualcosa, un fatto, una scoperta che non ti aspetti. Al mistero delle vicende e all’ambiguità dei protagonisti si contrappongono sempre la lucidità e la solidità di Ludovico, che da subito conquista per il suo senso estetico e artistico, la cultura e l’intelligenza, mentre il suo fiuto investigativo e la sua vulnerabilità nei confronti delle belle donne fa di lui una sorta di Dylan Dog nostrano, anche se qui gli zombie e le anime dall'oltre tomba sono i personaggi reali, a volte sordidi, che arrivano persino ad uccidere.
La connessione con l’attualità è apprezzabile nell’intreccio tra un fatto ben contestualizzato come l’omicidio accaduto a Venezia e i misfatti che hanno origine da traffici e da truffe internazionali, alcuni dei quali sventati in tempo dall’arguzia di Ludovico, che riportano e ricordano la realtà dei nostri giorni, dove può capitare a ognuno di noi di essere più vulnerabile o esposto a certe pericolose dinamiche, di cui non si accorge e talvolta più grandi di noi.
I fatti non sono troppo romanzati, anche se nell’atmosfera veneziana enigma e mistero amplificano percezioni, sentimenti e sensazioni. Questo è ciò che succede anche a Ludovico e Anastasia. Sinceramente speravo in un lieto fine tra i due, mentre il loro sentimento fuori dalla magia di Venezia, è destinato a rarefarsi.
La sensazione che ha accompagnato le ultime righe che ho letto è quella di un’aspettativa, come se da un momento all’altro comparisse quel fil rouge che mi porta da un’altra parte, in un altro tempo, dentro un’altra storia, in altre pagine, che spero di leggere ancora e presto.

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